mercoledì 29 marzo 2017

Il condizionamento operante di Skinner

I casi analizzati da Pavlov è Watson sono riflessi e comportamenti rispondenti, cioè risposte passive, con cui si apprendono nuove capacità.
Lo psicologo statunitense Burrhus F. Skinner ha ripreso e organizzato in modo più complesso le teorie di Watson e Pavlov per capire come si acquisiscono le nuove capacità.
Skinner si è occupato dei comportamenti operanti, che costituiscono la maggior parte dei comportamenti quotidiani.
Spesso essi sono basati su una sequenza di azioni,  che dobbiamo imparare  a svolgere nell'ordine giusto.
Egli utilizzò una Skinner box.
Un piccione o un ratto per mangiare devono abbassare una levetta a caso. Quindi l'animale è condizionato a premere di nuovo la levetta per mangiare.
Questo apprendimento si chiama apprendimento per rinforzo e si basa su premi e punizioni: rinforzo positivo (riceve il cibo), rinforzo negativo  (Non riceve cibo).
Questo processo di condizionamento si chiama operante o strumentale e può scomparire i ripresentarsi a seconda dei casi: se abbassando la levetta l'animale non riceve più il cibo,  smetterà di farlo (estinzione dell'operante). Ma se il cibo verrà dato di nuovo, il comportamento rinforzante si ripresenta, perché conservato in memoria. Quindi non si deve solo riapprendere,  ma anche ricordare.
Da ciò Skinner ha concluso che il comportamento è il frutto di un modellamento operato dall'ambiente,  quindi è una forma di ambientalismo.

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Il comportamentismo di Watson

I risultati ottenuti da Pavlov sono stati applicati dallo psicologo statunitense John Watson.
Dai suoi studi è nato il comportamentismo, secondo cui il comportamento è  il frutto di un condizionamento dell'ambiente: noi impariamo ad associare una certa risposta ad uno stimolo ricevuto.
Watson nega ogni importanza ai fattori innati e predisposizioni biologiche.
Oltre che sugli animali fece esperimenti di comportamento anche su bambini  (eticamente discutibili).
Famoso è l'esperimento sul bambino Albert che mentre giocavamo con un topolino bianco, veniva spaventato da un forte rumore.
Albert grida di fronte ad ogni topolino bianco. In seguito si spaventa per ogni animale dal pelo bianco o oggetti lanosi e bianchi.
Sulla base di ciò l'apprendimento è un processo automatico che si sviluppa senza consapevolezza da parte del soggetto: sono quindi comportamenti meccanici, frutto dell'abitudine, attivate da stimoli.
Questo pensiero e definito ambientalista, perché  la natura degli esseri viventi sarebbe plasmata dallesituazioni in cui vivono.

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L'esperimento di Pavlov

Allo studio dei riflessi appresi (o riflessi condizionati), ha dato impulso il fisiologo russo Ivan Pavlov.
È famoso il suo esperimento sulla salivazione del cane:
- Pavlov suona il campanello e il cane non saliva
- successivamente dà al cane una porzione di carne e come risposta naturale, il cane inizia a salivare
- Pavlov associa quindi somministrazione del cibo e suono del campanello: ogni volta che il cane riceve il cibo, aziona il campanello
- da quel momento, per un certo periodo, il cane saliva al solo suono del campanello, senza ricevere cibo.
Il cane è stato quindi condizionato a rispondere ad uno stimolo che originariamente non produceva la salivazione.
Questo di tipo di risposta è un riflesso condizionato, cioè è stato appreso attraverso uno stimolo e una risposta.
Diverso è il riflesso incondizionato, che è una risposta innata e naturale.
Gli studi di Pavlov hanno dimostrato che il cervello i comportamenti non solo sociali, ma anche fisiologici, cioè del corpo.
Inoltre emergono altri 2 risultati:
- la generalizzazione, cioè l'estensione di una certa risposta a stimoli diversi, ma simili a quelli che l'hanno provocata in origine.
- l'estinzione, cioè la risposta condizionata scompare se dopo un po' di volte al suono non è più associato il cibo.
Il fenomeno scoperto da Pavlov è chiamato "condizionamento classico" ed è una forma semplice di apprendimento.
Quindi si può dire che, l'apprendimento è la modificazione del comportamento, la comparsa di una risposta nuova di fronte a sollecitazione dell'ambiente.

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I riflessi innati

L’apprendimento è il mezzo con cui gli esseri umani imparano le proprie conoscenze e sviluppano le proprie capacità. A differenza di molti animali, gli essere umani nascono quasi del tutto privi di conoscenze innate: ad esempio una gazzella è in grado di correre giá poche ore dopo la nascita, un bambino invece compie i suoi primi passi dopo un anno di vita.
Le poche conoscenze istintuali di un neonato sono riflessi innati, cioè risposte fisiologiche, non apprese, a uno stimolo.
Alcuni riflessi fondamentali sono per la nutrizione, quali il riflesso di suzione, il riflesso di ricerca, per mangiare dal seno della madre.
Alcuni riflessi hanno una funzione protettiva: chiudere gli occhi quando sente un forte rumore o vede una luce intensa e lo stimolo di chiudere la manina (riflesso di prensione).
Alcuni riflessi non sono chiari, riflesso di marcia e il riflesso di Moro (quando il bimbo è lasciato cadere di pancia in su, spalanca le braccia come reazione di spavento.)
Molti riflessi innati, regrediscono durante i primi mesi di vita.
Nel corso degli anni gli esseri umani sviluppano altri riflessi per mezzo dell’apprendimento, che diventeranno risposte automatiche di fronte a certi stimoli.

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Leggere la mente degli altri è possibile?

Con la comparsa agli inizi degli anni ’70 della TAC, si poterono risolvere facilmente dilemmi diagnostici neurologici.
Negli anni successivi con la MRI (Risonanza magnetica nucleare) aumentò la possibilità degli studi strutturali del cervello, senza rischi per i cervelli sani.
Si poté studiare il cervello al lavoro e si confermò che ogni evento (percepire, credere, imparare, riflettere, valutare, scegliere. Ricordare, pregare, rimpiangere, disprezzare ecc.) è correlato all’attivazione di aree cerebrali.
Le ricerche utilizzano la visualizzazione del cervello con TAC e risonanza magnetica associate a tecniche non invasive di misurazione diretta o indiretta dell’attività del cervello.
In questo modo non si legge la mente, ma si legge l’attività del cervello.
Quindi non si può leggere la mente delle persone, il pensiero ha un contenuto che nessuna tecnica più aggiornata può leggere.

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Perché vediamo il mondo a colori?

Vedere i colori richiede che lunghezze d’onda diverse siano tradotte in risposte neuronali diverse, risposte identiche a tute le lunghezze d’onda, comporterebbero la visione in bianco e nero. Questa risposta ai colori è propria dei mammiferi marini come balene e foche, che vedono in bianco e nero.
La maggioranza degli altri mammiferi, anche il cane, gatto e quasi tutte le scimmie, hanno una visione del mondo dicromatica.
Alla coppia di colori “bianco e nero” si aggiunge la coppia “giallo e blu”. Il cane per esempio ciò che l’uomo vede blu, anche lui lo vede blu, ma ciò che è rosso o verde per l’uomo, lui vede solo gradazioni di giallo.
Le scimmie e l’uomo, hanno evoluto la visione tricromatica, cioè la capacità di distinguere anche il rosso e il verde.
Il pesce rosso ha sviluppato la visione tetra cromatica, cioè 4 copie di colori.
Lo sviluppo dei colori nei primati è dovuto alla necessità di distinguere il cibo, é più facile trovare da mangiare in un mondo a colori che non in bianco e nero.
-Il colore è dovuto alla capacità di certi raggi di produrre determinate risposte nel nostro sistema nervoso (il pomodoro non è rosso, ma produce una reazione al nostro sistema nervoso, che ce lo fa definire rosso)
-I primati, le scimmie e l’uomo, hanno una visione a colori e binoculare: gli occhi sono posti vicini e in fronte, in modo da avere la percezione della distanze in maniera tridimensionale.

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Comunicazione e contesto

Nella vita di tutti i giorni siamo sottoposti ad una pioggia di segnali, che arrivano in vari modi e canali. Nessuno puó fare a meno di comu...